Due considerazioni a caldo sulla gara Wimax

2 Marzo 2008 - Stefano Costantini

Questa settimana si è chiusa la gara per l’assegnazione delle frequenze Wimax, come si può leggere sul sito del ministero delle comunicazioni.

La sorpresa della gara è stata “Ariadsl” che ha messo sul tavolo 47.570.000 € (quarantasettemilioni e spicci). Una bella cifra per un piccolo provider. Secondo il “gossip” di settore il piccolo provider Umbro avrebbe avuto la fortuna di trovare in uno dei suoi clienti digital divisi un capitalista di ventura disposto a cacciare qualche decina di milioni di euro per acquistarne il capitale e scommettere sulle possibilità di sviluppo dell’azienda. Al di là delle voci, affascinanti ma poco rilevanti, sto cercando di capire come potrà rientrare di una cifra così consistente considerando che il bando del ministero prevede l’obbligo di coprire la maggior parte del territorio digital diviso entro 30 mesi. Ora, facendo due conti col pallottoliere (niente di scientifico, lo sottolineo), mi vien da pensare:

  • quanti sono gli utenti digital divisi attualmente? Secondo il ministero circa 4.000.000
  • qual è il tasso di penetrazione attuale dell’ADSL in Italia? Cercando qua e là sui siti di statistiche direi meno del 15% della popolazione
  • gli interessati, quindi, ipotizzando che il tasso rimanga uguale, potrebbero essere meno di 1.000.000 (cosa della quale dubito fortemente, considerando che parliamo di zone rurali, montane, disagiate, spesso abitate da persone anziane), ma assumiamo 1M come dato
  • ipotizziamo pure che il 10% dei digital divisi si trovino in zone comunque non raggiungibili tecnicamente, se non con costi insostenibili
  • aggiungiamo che su scala nazionale ci siano 3 provider Wimax e fingiamo che ciascuno convinca il 33% dei clienti potenziali, andando quindi a coprire il 100% dei 600.000 cittadini interessati che non sono in zone non raggiugibili (1.000.000 – 4.000.000*10%). Ciascun provider porta a casa, quindi, in questa visione che definirei assolutamente ottimistica, 200.000 cittadini su scala nazionale.
  • quanto costa fare l’infrastruttura?
    • Ipotizzando che il noleggio di un traliccio costi mediamente 2.000 euro anno, che ogni traliccio abbia apparati per circa 30.000 euro e che ciascuna postazione regga al massimo 250 utenti*.
    • Le postazioni necessarie sono quindi circa 800. Con i dati assunti il costo per 3 anni è di 28 milioni di euro, solo per la parte di infrastruttura radio.
    • Aggiungiamo un paio di milioni di euro per l’infrastruttura centrale (accounting, provisioning, billing, traffic shaping e quant’altro) e giungiamo a 30 milioni.
    • Consideriamo ora la banda: 200.000 utenti a 128 Kb garantiti (parliam di banda LARGA, no? direi che 128 è il minimo!): 25 Gigabit. Ora. 100 Mbit costano circa 40.000 euro annui se non ricordo male. Ipotizziamo che 1 Gbit (10 volte tanto) costi solo 200.000 euro (5 volte tanto). 25 Giga potrebbero costare intorno ai 5.000.000 di euro ma, su questo fronte, potrei esser lontano dal dato reale. Stimiamo quindi 10.000.000 in 3 anni, per non viziare il calcolo in caso di errore.
    • La somma complessiva è, tra licenze e costi vari, vicina ai 90 milioni di euro per 200.000 utenti, ovvero 435 euro di costo ad utente, cui sommare l’apparato client e l’installazione (diciamo 200 euro, sotto la media attuale hiperlan ma con questi numeri verosimile): 635 euro ad utente per 3 anni: 211 euro di costo all’anno: 18 euro al mese.

Non ho calcolato il personale necessario (inciderà parecchio, direi) né ho aggiunto grandi costi di infrastruttura, ma giungo a due conclusioni: 1) son proprio curioso di vedere le tariffe, se queste sono le premesse! 2) condivido in pieno la scelta di NGI e di Luca Spada (il CEO) in particolare: Eolo continua con l’hiperlan!

* Per chi è interessato ad approfondire consiglio la lettura di questo commento di Luca Spada, CEO di NGI (il provider di EOLO) sul blog di Stefano Quintarelli, esperto in telecomunicazioni: http://blog.quintarelli.it/blog/2007/10/in-gazzetta-uff.html#comment-87034290 Luca spiega, piuttosto chiaramente, qual è il limite di quello che io chiamerei “il wimax all’italiana”