Direte non è una web agency. Non fa siti web, se non in casi particolari, tipicamente rappresentati da aziende o pubbliche amministrazioni che cercano la soluzione customizzata con più occhio per l’accessiblità e l’usabilità che per le amenità grafiche. I siti del consorzio Conast e del comune di Desenzano del Garda ne sono un esempio, ma anche questo blog ed il nostro sito istituzionale rappresentano piuttosto efficacemente il tipo di lavori che facciamo sul web.
Il motore che sta sotto al sito è, tipicamente, un CMS (Content Management System), ovvero uno strumento di modifica dei contenuti (delle pagine) che da un lato richieda le stesse competenze necessarie richieste dalla realizzazione di un documento word (l’editor è tipicamente molto simile ad un comunissimo word processor), dall’altro consenta l’impaginazione dinamica dei contenuti e la creazione “al volo” delle pagine combinando il contenuto (testo), il template (l’impaginazione grafica) e dati derivanti da moduli dinamici (possono esserlo le news, o i dati prelevati da un qualsiasi database). Un esempio può aiutare: il sito del comune di Desenzano è composto, quanto all’home page, da una parte grafica, un menu testuale e 4 box centrali dinamici generati al volo dal sistema andando a leggere i messaggi presenti in alcune cartelle della rete civica OnDe. Gli operatori comunali incaricati della pubblicazione di notizie e informazioni sull’home page del sito possono, in questo caso, fruire di uno strumento ancor più semplice di editing: l’invio di un messaggio di posta elettronica in una cartella ad accesso controllato. Il risultato è un sito che pubblica il contenuto dei messaggi in tempo reale con un’interfaccia semplice, lineare e, secondo noi, gradevole.
Il CMS è quindi uno strumento interessante, decisamente potente, ma assolutamente inutile se mancano la volontà o le energie necessarie per scrivere i contenuti Come dire: il prodotto semplifica l’inserimento dei testi, ma ancora non ha la capacità di scriverli da sè.
Tornando a noi, e all’approccio al web di Direte:
Il Content Management System scelto (webhat), dopo immani discussioni e riflessioni, non è opensource, e non è neppure blasonato come potrebbe esserlo un prodotto Microsoft, ma è prodotto da Keycode, un’azienda di Brescia giovane e dinamica conosciuta grazie a Confcooperative. La prossimità territoriale e la coetaneità del loro management e del nostro han consentito l’instaurarsi di un rapporto di reciproco scambio discretamente profiquo e soddisfacente, anche se, spesso, la rigidità di un CMS è un aspetto che i clienti faticano parecchio ad accettare.
Per il blog, invece, abbiamo scelto WordPress, uno tra gli editor open source più diffusi ed apprezzati, per la facilità di gestione e l’innumerevole scelta di plugin e temi resi disponibili dalla comunità di sviluppatori che gravita attorno al progetto.
Lo strumento di lavoro che utilizziamo per realizzare i template è, però, qualcosa di molto più semplice e destrutturato: un banalissimo editor di testi (sui ns. mac installiamo Smultron) con il quale produciamo il codice xhtml ed i necessari css, altrimenti detti fogli di stile (ci torneremo nei prossimi giorni).
Se avete avuto la pazienza di leggermi fino a qui … ora capirete il perché dell’oggetto del messaggio (quant’è difficile fare web …).
Oggi ho perso più di un’ora per capire per quale strano motivo Internet Explorer 6.x mostrasse il blog come una bella pagina bianca, con la sola fascia di intestazione con il logo e le ondine grigie di sfondo (problema segnalatoci dall’amico Lucio Fattori).
Il markup validator ed il css validator del W3C certificano che il codice della pagina è corretto e lo sono anche i css …
Internet Explorer 7 vede correttamente la pagina, Mozilla Firefox pure … e anche Safari non commette errori. Il sito è pressoché lo stesso con tutti i browser testati … ma all’orizzonte c’è sempre un’insidia e … indovina un po’, giunge quasi sempre da un prodotto Microsoft (non immaginate quante modifiche si devono fare ai css per far sì che le diverse versioni di IE interpretino correttamente il codice): Explorer 6 non vuol saperne di mostrare il contenuto, se non per un microsecondo di tanto in tanto aggiornando la pagina … Carino, no? Ore di lavoro vanificate (almeno parzialmente) da un browser che, semplicemente, non rispetta gli standard stabiliti dal consorzio mondiale del W3C.
Viene in aiuto un sitarello trovato navigando che ci permette (non senza qualche piccola imprecisione) di vedere il nostro sito web con diverse versioni del browser di Bill. Un’oretta di test incrociati ed ecco finalmente il problema.
Internet Explorer 6, se non ha un posizionamento relativo degli elementi floattanti si confonde e, simpaticamente, li fa sparire … un position:relative; per ciascuno di essi ed … eccoli finalmente visibili.
Grazie Bill per questo tempo perso … dove ti mando la fattura? 😉